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martedì 29 gennaio 2013

Storie di vita quotidiana...

Riporto così com'è la storia mandatami da un'amica ...


Ventinove anni e, come tanti di noi, alla ricerca di un lavoro che le permetta di contribuire al mantenimento della propria famiglia.
Come tanti di noi risponde a un annuncio di una nota agenzia interinale e viene contattata per quel colloquio conoscitivo in cui solitamente si decide se hai vinto il biglietto d’ingresso per essere presentata all’azienda o se resterai semplicemente l’ennesimo curriculum messo lì a fare numero o carta da macero.
E la carta da macero siamo tutti noi che cerchiamo lavoro ma non abbiamo l’età.
Siamo tutte noi donne che, è risaputo, abbiamo il problema che a un certo punto faremo dei figli e per quanto si garantisca professionalità a prescindere dalla maternità, ci vengono comunque preferite le non mamme o, se possibile, gli uomini.
Siamo “quelle altre donne” che portano il velo, simbolo demonizzato di una cultura a noi sconosciuta e che preclude ogni possibilità di essere valutate obiettivamente. Perché lì non conta più né se sei competente o se sei mamma, conta solo che porti il velo.
Siamo tutti noi diversi, diversi per lingua, cultura e vissuto che ci troviamo a lottare gli uni contro gli altri per un’opportunità. E intanto dall’altra parte della barricata si nutrono delle nostre tensioni e possono permettersi di tutto, perfino di scartare una persona che ha risposto a un annuncio non distinto per sesso con la motivazione che si cercava un uomo.
Forse però il problema non era che fosse donna, ma che non fosse italiana.
Ennesima riprova che siamo talmente piccoli da non renderci conto di quanto la diversità possa essere anche una risorsa e non necessariamente un limite.
Non posso fare a meno di chiedermi quale sia il senso di un comportamento del genere, sempre così ossessionato dalla discriminazione piuttosto che dall’integrazione.
Discriminazione dietro ogni angolo del nostro vissuto, che esaspera gli animi e lascia il potere di decidere delle nostre vite nelle mani di un’oligarchia miope e appesantita.
 Cosa ne è stato del volare ad ali spiegate, sollevarsi per avere una visione più completa da una prospettiva allargata se poi si resta comunque raso-terra?
In un raso-terra che convoca una ragazza per un colloquio e la scarta per il proprio aspetto piuttosto che per le proprie competenze.
Ma, dopotutto, sembra che gli uomini non siano stati equipaggiati per volare..





A.L. 29-1-2013

venerdì 18 gennaio 2013

A CHI è servito il "'68"?

Mi volto e  intorno vedo disoccupazione, persone alla ricerca di lavoro da anni, persone che lavorano "a gratis", stage non retribuiti, persone che ipotecano le catenine d'oro, chi "raspa" nei cassonetti dell'umido, chi lavora al nero per 3 euro, chi semplicemente sceglie di smettere di vivere per la mancanza di lavoro.

Vedo altresì persone sulla 60ina, attaccate alla poltrona, ignoranti nei modi e prepotenti con i più deboli. Si riempiono la bocca di grandi discorsi , sono pretenziosi di insegnamento verso le nuove generazioni, danno consigli e obblighi da rispettare, esprimono pregiudizi , giudizi e pareri senza che nessuno gliel'abbia chiesto.

Questa gente che adesso è piazzata nelle migliori posizioni lavorative auspicabili grazie ai "18 politici" e alle lauree prese a loro insaputa si permette pure di esprimere la loro posizione. Fanno discorsi sulle pensioni, quando non sanno assolutamente che vuol dire lavorare e esser certi che in futuro non ci sarà diritto ad una pensione. Criticano la gioventù perché scrive col "k" perché usa l'iphone e conosce poco Dante, perché a 13 anni  fa sesso nelle scuole, mentre durante gli anni loro questo era proibito, ma con la "fame" che avevano lo avrebbero fatto pure a  10.
Ma la ciliegina sulla torta è quando muovono critiche dicendo che "la loro generazione era impegnata, contestava e otteneva" mentre oggi i giovani sono disinteressati alla politica al sociale e al cambiamento.
Qualcuno più "ganzo" degli altri ti racconta pure della sua esperienza in "india" o in "sud America" durante gli anni "caldi" tralasciando il fatto che qualcuno alle spalle lavorava per lui e lo manteneva come un lord inglese.

Me lo vedo qua davanti come un ologramma dentro il monitor, vestito ancora con l'eskimo e in bocca una Marlboro rossa, che però pure quella ha mutato sapore proprio dal '68. Tutto ciò che è in questo presente non va bene, gli unici giusti erano loro, le battaglie giuste le han fatte loro, gli amici giusti e i passatempo giusti erano i loro.

Ma questi signori portatori della parola del "signore" e con la "verita in tasca"  , siamo così sicuri che abbiano giovato ai più? Siamo sicuri che le loro  battaglie siano davvero servite a qualcosa per il futuro in maniera stabile, o hanno semplicemente procrastinato una situazione presente per migliorare le LORO condizioni?

Diciamo la verità , è innegabile che su qualche aspetto il movimento del '68 abbia portato qualche rinnovamento di tipo sociale, penso al peso della donna e alla sua emancipazione, alle battaglie per i diritti sul lavoro e a molte altre cose utili.

Ma tolte queste, dal punto di vista del patto generazionale, di apertura e democrazia verso i "nuovi giovani" , del dare qualcosa in cambio di rinunciare ad altro(come fanno tutte le persone di oggi che si accontentano di qualsiasi lavoro e di qualsiasi stipendio,ammesso che ci sia) è certo che c'è altro? Secondo me no. Anzi talvolta è più pesante il fardello dei lati negativi che il peso di quelli positivi. L'umanità e la società , grazie anche al processo tecnologico e industriale sarebbe comunque evoluta, ma alle spalle non avrebbe avuto questi personaggi che hanno sempre la "strada giusta" da indicarti, senza mai però mettersi in gioco e provare sul campo "cosa vuol dire".

Banchieri, politici, assicuratori, avvocati, notai , commercialisti, medici con cui abbiamo a che fare ogni giorno, ma è veramente questa la classe generazionale che voleva cambiare il mondo? Secondo me non aveva chance e così si è dimostrato.

E voi ? Cosa ne pensate?